Una recente sentenza della quinta sezione penale della Corte di Cassazione (5 febbraio 2015 n. 5633) ha annullato una decisione con cui i giudici di grado anteriore avevano condannato una condomina per il reato di INGIURIA. La donna, infatti, nel corso dell’assemblea condominiale, si era rivolta all’amministratore apostrofandolo con l’epiteto di “incompetente”. […]
Per i giudici della Suprema Corte il contesto della discussione condominiale in cui la parola è stata pronunciata, rende LECITO l’aggettivo. E’ stato esercitato dalla donna “un legittimo diritto di critica nei confronti dell’amministratore, con riguardo alle modalità gestione del condominio da parte dello stesso”. […] Il termine non investe la persona dell’amministratore in quanto tale, ma limita la critica agli atti da lui compiuti “nel compimento del proprio incarico”.
Fonte: La Proprietà Edilizia – Marzo 2015 – pag. 39