La riforma del Catasto nella legge delega di riforma del sistema fiscale

Da  sinistra:  V.  Caputi  Jambrenghi,  professore  diritto  amministrativo  Univ.  Bari;  A.F.  Uricchio,  Magnifico  Rettore  Univ.  Bari; dottoressa G. Alemanno, vicedirettore Agenzia entrate di Roma; on. M. Anderson, presidente nazionale FEDERPROPIETÀ; M. Didonna, avvocato, presidente provinciale di Bari FEDERPROPIETÀ

Da sinistra: V. Caputi Jambrenghi, professore diritto amministrativo Univ. Bari; A.F. Uricchio, Magnifico Rettore Univ. Bari; dottoressa G. Alemanno, vicedirettore Agenzia entrate di Roma; on. M. Anderson, presidente nazionale FEDERPROPIETÀ; M. Didonna, avvocato, presidente provinciale di Bari FEDERPROPIETÀ

Nella bella cornice dell’aula “Aldo Moro” del  Dipartimento di giurisprudenza  dell’Università  di Bari, il 22 maggio 2015, si è svolto il Convegno di studi «La riforma del Catasto nella legge delega di riforma del  sistema  fiscale»  con  la  presenza di un folto pubblico di liberi professionisti,  funzionari  dell’Agenzia delle entrate, tecnici ed esperti del settore. A introdurre i lavori è stato  Vincenzo  Caputi  Jambrenghi, avvocato e professore  di  diritto  amministrativo nell’Università  di  Bari,  che  ha  rimarcato l’importanza dell’art. 2 della legge 11.3.2014, n. 23, che ha delegato il Governo  alla  risistemazione  generale della  materia  del  catasto.

Sin da subito, ha rilevato il convincimento  diffuso  sul  rischio  che  siffatta riforma  potrà  riflessamente  portare  a un  aumento  dell’imposizione  fiscale sui fabbricati sia urbani sia rurali: segnatamente  dell’IMU-TASI–TARI, da ultimo la IUC.

Il professor Caputi Jambrenghi ha poi dato la parola all’avvocato  Michele Didonna, presidente provinciale di FEDERPROPRIETÀ e coordinatore della Regione Puglia, il quale, presentando gli autorevoli relatori intervenuti, ha  sostanzialmente posto l’interrogativo sul se avesse senso parlare ancora di una funzione di mera inventariazione del catasto nell’epoca di “Google Earth”; le nuove tecnologie, infatti, imporrebbero che al catasto fosse assegnata non più  la tralaticia funzione  “statica”  di  fotografia  del territorio costruito, bensì una nuova, “dinamica”, di regolazione del territorio  antropizzato.

Sicché,  per  le  medesime  ragioni,  lo stesso termine “catasto” potrebbe essere  oggidì  obsoleto,  perché  riferentesi a un sistema di rilevamento “lineare” e non già alla multidimensionalità propria delle immagini carpibili attraverso  i  satelliti.

Il convegno vero e proprio ha registrato  l’intervento  del  presidente  nazionale di  FEDERPROPRIETÀ,  on. Massimo Anderson, che ha posto immediatamente  in  evidenza  come sia ormai insostenibile da parte del Governo insistere con la storiella che non sono aumentate le tasse sulla casa.  «Dati alla mano gli introiti del Fisco sono più che triplicati dal 2011 a oggi, e il valore complessivo del patrimonio  immobiliare  italiano,  proprio  per questo, è diminuito di circa il 30%. Ben venga quindi la riforma del catasto – ha proseguito Anderson – ma questa volta il  Governo mantenga gli impegni presi, primo  fra  tutti  quello  dell’invarianza di  gettito  per  non  causare  ulteriori  problemi a chi già è stato ripetutamente colpito  da  un  fisco  iniquo.  Del  resto  siamo abituati alla politica degli annunci cui non fanno certamente seguito dei fatti concreti.  Renzi aveva promesso una tassa unica sulla casa così come aveva assicurato bollettini precompilati per pagare la Tasi. I contribuenti, anche per il 2015, dovranno farne a meno e, forse, questo  sarà  proprio  il  guaio  minore,  visti tutti gli errori contenuti nel modello 730 precompilato.  Quello che infatti potrebbe caratterizzare la tanto osannata riforma del catasto si teme possa essere  proprio  l’incredibile  numero  di vertenze e di ricorsi che avranno come causa  la  mancanza  di  chiarezza  nello stabilire un giusto sistema valutativo. Bisogna tenere conto sì dei metri quadri ma anche dei servizi di cui fruisce un quartiere,  dell’anzianità  di  costruzione dell’immobile,  della  necessità,  per  un padrone di casa, di spendere per ripristinare il necessario decoro. Proprio per questo, da anni – ha concluso Anderson – FEDERPROPRIETÀ si è fatta paladina  degli  interessi  dei  proprietari  di casa, che sono  la stragrande maggioranza degli italiani, cercando di far capire a chi governa come, così facendo, a trarne beneficio  saranno  proprio  l’economia  e lo  Stato.   Quando  il  patrimonio  immobiliare aumenta ne trae vantaggio tutto il  Paese».

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È  seguito  l’intervento del  prof.  Mario Aulenta, docente di diritto tributario nell’Università degli Studi di Bari, il quale, con un’informatissima relazione,  si  è  profuso  specificamente  sui rapporti  interistituzionali  nella  riforma del catasto. In particolare ha rilevato come le relazioni tra i due diversi livelli di Governo, segnatamente i Comuni da una parte e lo Stato dall’altra, per mezzo dell’Agenzia delle entrate, non sono sovente di agevole praticabilità.

I Comuni, ha riferito il prof. Aulenta, sono allo “stremo” perché limitati nella loro attività dai numerosi vincoli per l’acquisizione di risorse umane e materiali oltre che per la concreta difficoltà  di  recuperare il  gettito  fiscale.  Ha  poi ricordato le numerose tasse sulla casa che negli ultimi  anni sono state introdotte e avvicendate  dall’ICI  sino alla IUC, non mancando di rilevare come, a ogni nuova tassa, abbia fatto capolino un aumento dell’imposizione sul patrimonio (e non già solo sul reddito).

Ha,  infine,  evidenziato  le  proprie perplessità per cui l’invarianza del gettito, prevista peraltro nei criteri della delega di cui all’art. 2, legge n. 23/2014, si realizzerà solo sulla sede nazionale, ovvero opererà, anche, in ambito decentrato e locale.

Ha poi preso la parola la dottoressa Gabriella  Alemanno,  vicedirettore dell’Agenzia delle entrate di Roma, la  quale  si  è  occupata  dello  specifico tema delle conseguenze della riforma del  catasto  urbano  sulla  pressione  fiscale sulla casa.

Dopo una ricognizione molto esaustiva di ognuno dei criteri cui dovrà attenersi  il  Governo  nell’attuazione  della riforma, ha ricordato come, a oggi, il solo decreto attuativo recepito è quello sulle Commissioni censuarie di cui al d.lgs. 23.12.2014, n. 198.

Ha, in sostanza, rilevato che, per come congegnata la  ratio  della  delega, non  importerà  aumenti  nella  pressione  fiscale  sulla  casa,  in  quanto  l’obiettivo del legislatore è ristabilire il principio di equità e di eguaglianza tra i proprietari  atteso  l’attuale,  ancora diffusissimo,  fenomeno  di  fabbricati non ancora censiti, ovvero accatastati diversamente rispetto alla loro reale entità  e  destinazione  urbanistica.

È  seguito l’intervento  del  prof.  Antonio  Felice  Uricchio, Rettore Magnif ico  e  docente  di  diritto  tributario  e scienza  delle  finanze  nell’Università degli Studi di Bari, il quale ha molto sapientemente  posto  l’accento  sulla finalità  che  odiernamente  dovrebbe affidarsi  al  catasto.  Il  Rettore,  voce autorevole in materia in ambito scientifico  nazionale,  ha  rilevato  come  sia auspicabile inaugurare una “prospettiva moderna”  al catasto  che  lo deputi, oltre  al  suo  tradizionale  profilo  inventariale, alla tutela ambientale, della sicurezza e dell’area del risparmio energetico.

Al catasto può essere assegnata, aldilà dell’algoritmo che gli è proprio, una più ampia attitudine promozionale che  lo  designi,  infine,  alla  valorizzazione  della  proprietà  immobiliare.

Sicché, ha concluso il prof. Uricchio, il legislatore, nell’attuazione della delega di che trattasi, dovrebbe investirsi del compito preliminare di esattamente collocare il catasto nell’attuale sistema giuridico ordinamentale.

Vincenzo Caputi Jambrenghi ha, poi, preso la parola occupandosi del tema dell’imposizione sulla casa da costruire.

Ricordando  in  specifico  la  diversa  indole e funzione del costo di costruzione e degli oneri economici di urbanizzazione come regolati dal testo unico dell’edilizia, D.P.R.  n.  380/2001,  ha rappresentato  come  siffatto  assetto, a maggior ragione nella congiunturale crisi del sistema economico, possa agli  effetti  finali  recare  sperequazioni a  pregiudizio  delle  imprese  edilizie  e, in generale, del cittadino che si accinge a costruire  ex  novo  un  fabbricato  a uso  abitativo  o  diverso.

Ha auspicato il prof. Caputi Jambrenghi che, prendendo atto dell’attuale scenario  del  mercato, sia concesso al cittadino che costruisce la possibilità  di  versare un solo acconto al momento  dell’ottenimento  del  titolo  abilitativo  edilizio,  dovendo corrispondere il saldo degli oneri costruttivi al collaudo o al rilascio del  certificato  di  agibilità  o  abitabilità  del manufatto.

Delle conclusioni dell’interessante  Convegno di studi si è fatto carico lo stesso  prof.  Caputi  Jambrenghi  che  ha,  in sintesi, ripercorso con completezza, ognuno dei singoli interventi degli autorevoli relatori, aprendo poi il dibattito tra coloro che sono intervenuti e i relatori, animato in particolare dal dott.  ingegner  Nicola  Fulvio  Panetta, direttore regionale dell’Agenzia del territorio, il dott.  Francesco  Ficarella, direttore della Ripartizione tributi (Comune di Bari), il dott.  Nicola  Vitto,  Responsabile  dell’Ufficio ragioneria del Comune di Polignano a Mare e l’avvocato  Domenico  Damato, amministrativista del Foro di Bari.